Benessere e territori - Abstract Caselli


Il termine di intersezione è proprio territorio, quasi una definizione dello spazio fisico e culturale nel quale si radica una comunità di vita e di fede qual è appunto la chiesa locale che nel nostro Paese ha una dimensione capillare e diffusa come in nessun altro paese in Europa.
Il territorio, il ben-essere di coloro che lo costituiscono, per continuità, per scelta, per migrazione è quindi il punto di convergenza di sguardi che provengono da punti di osservazione differenti e su questo comune interesse si intreccia il dialogo e l'impegno.

L'orizzonte comune è l'esperienza di relazione: il benessere del territorio si percepisce e si misura, con la qualità delle relazioni (altra assonanza dal titolo attribuito dalla Fondazione Zancan allo studio nazionale sui Piani di Zona).
La dimensione delle relazioni, il loro raggio di azione, si configura in modi complementari e non disgiunti: una manifestazione culturale/etica, una manifestazione sociale/istituzionale.

Il territorio è la “casa comune” delle persone che hanno tra di loro relazioni che formano e alimentano senso di identità e di appartenenza. Nel nostro glossario viene indicato come “prossimità” prendendo ad esempio il comportamento del Samaritano – un membro di un gruppo marginale – che si avvicina a una “vittima”.
E' il contrario dell'indifferenza, dell'anonimato, dell'autosufficienza. Oggi potrebbe essere rappresentata dall'insieme di relazioni che si estendono tra famiglie, tra vicini nel rione, nel condominio ed è quello che realizzano molte parrocchie anche qui a Modena quando si organizzano per ridurre le distanze dell'isolamento e della solitudine.
E' un insieme di azioni, di modi di vivere, consumare, avere cura per sé e per gli altri che ha origine da una certa visione, da valori comuni - una cultura del vivere comune, una cittadinanza etica.
Come cambierà il volontariato dato che cambierà il lavoro? Il tempo libero “residuale” al lavoro da dedicare al volontariato organizzato sarà sostituito da uno spazio di tempo, presumibilmente destinato ad aumentare nelle vite delle persone – se non a procurare disagio e sofferenza, come ci dimostrano tanti casi, e porrà nuove domande di senso da ricercare nella socialità e nelle relazioni personali.

Ampliando il raggio di azione di queste relazioni - che nella vita reale non vengono mai meno - si eleva la complessità dei soggetti coinvolti e si configurano relazioni tra gruppi/categorie e istituzioni. Sussidiarietà è l'espressione che potrebbe indicare questa complessità e una sua possibile evoluzione.
Pensiamo che siano state realizzato delle buone esperienze di sussidiarietà, non solo per il risultato ma anche per il modo con il quale si è arrivati a individuare, e rinnovare un certo progetto o un certo servizio, dai Piani di Zona al I Protocollo di intesa tra Comune di Modena e Arcidiocesi di Modena Nonantola tra Centri di Ascolto Parrocchiali e Servizio Socio-Assistenziale di Base. Il vero banco di prova della tenuta di questa sussidiarietà finalizzata a promuovere sicurezza e ben-essere per le persone più fragili e bisognose dei nostri territori, è il tempo della crisi attuale e dei cambiamenti strutturali che genererà. In tempi di meno welfare e meno soldi potrebbero insinuarsi altre tentazioni (la tendenza a devolvere funzioni e servizi al volontariato , la richiesta (esplicita o implicita) di interventi e funzioni tradizionali, di supplenza.
Se il ben-essere delle persone e dei nostri territori è il risultato di un impegno sociale comune sostenuto e alimentato da tutte le componenti della comunità, quando i poteri pubblici e il mercato svolgono bene la loro funzione rispetto al bene comune, la solidarietà non è azione facoltativa da delegare ai “buoni”.
Come promuovere I'impegno sociale nella sussidiarietà senza cedere alla supplenza? E' la domanda che rappresenta il sentire comune in questo tempo di crisi. Per la Caritas insieme al Forum del Terzo Settore.