Forum del Terzo Settore – Modena
Convegno
“ EDUCAZIONE FISICA – EDUCAZIONE CIVICA”
Lo Sport come strumento per Educare la Persona
a vivere responsabilmente la società
Auditorium del Castello dei Pico - Mirandola
sabato 4 giugno 2011 – ore 9,30/12,15
Abstracts delle comunicazioni
“Il valore educativo dello sport giovanile”
Il primo intervento si concentra in particolare sul significato di “educare”. Analizzando come oggi si compone la giornata dei giovani, si registrano le principali differenze tra la condizione giovanile nel passato e nel tempo odierno: soprattutto, quali sono i divertimenti dei giovani e in cosa consiste il disagio giovanile (lo “stare male senza saperlo”).
In questo contesto culturale si posiziona la sport giovanile come linea di comunicazione e formazione sociale: le difficoltà nello sport amatoriale e agonistico sono simili a quelle della vita. Allenarsi significa diventare capaci di gestire le possibili fonti di disagio e di conflitto.
Il salto di qualità, che marca la differenza tra le moderne scuole di allenamento/addestramento sportive e i centri di educazione allo sport, può essere sintetizzato nella differenza tra allenare e educare all'allenamento. Quest'ultimo atteggiamento valorizza la dimensione rapporto empatica nelle relazioni: l'altro viene riconosciuto e accettato proprio nella sua alterità. Questa è una delle condizioni fondamentali perché lo sport possa essere considerato e vissuto come un'esperienza educativa a tutti gli effetti.
Fabio Menabue (Pol. Sacca – Modena)
“Le relazioni di amicizia e solidarietà vicendevole alla base dello sport di squadra”
Tra i molti gli aforismi riferiti al rugby ed ai suoi valori, la relazione sviluppa il seguente di Marco Pastonesi (giornalista della Gazzetta dello Sport): “Il rugby è una voce del verbo dare. Ad ogni allenamento, ad ogni partita, ad ogni placcaggio, ad ogni sostegno, dai un po' di te stesso. Prima o poi qualcosa ti tornerà indietro”.
Il rugby è una metafora riuscita del tema “lo sport come linguaggio educativo”, perché mette i suoi interpreti di fronte a continue sfide, a cui essi sono chiamati a rispondere mostrando – meglio che in altre discipline sportive – la capacità di impegno e di dedizione totale di sé: questa è la principale caratteristica dei percorsi educativi efficaci.
Gianni Ferraguti (Pol. Cittadella – Modena)
“Sport giovanile femminile: quale significato per il nostro territorio? Una storia”
Una Parrocchia che sorge in un nuovo quartiere. Siamo in Cittadella. Un gruppo di volontari disposti a far giocare dei giovani, si organizzano e creano, con l'aiuto del Parroco, una Polisportiva. Due le discipline sportive: il calcio per i ragazzi e la pallavolo per le ragazze. Una data importante per la parrocchia. L'8 dicembre. Si deve fare qualcosa; si decide di organizzare una corsa intorno alla chiesa che viene chiamata Trofeo Cittadella. 30 ragazzi la prima volta; l'iniziativa piace, si divertono faticando: bene! La rifacciamo. L'anno successivo trasferimento sui prati di Piazza d'Armi: oltre 100 in gara nella campestre che quest'anno festeggerà le 40 edizioni e sempre l'8 dicembre! In una delle prime edizioni viene chiesto a una ragazza, ben classificata nella sua categoria, se ha voglia di correre: risponde di sì. La Polisportiva ora ha una terza disciplina, l'atletica. Rinasce l'atletica femminile a Modena, è il 1975. Il gruppo cresce, uno sport individuale riesce a “fare squadra” e a coinvolgere tante ragazze. A metà degli anni '80 un'intuizione con una garetta che coinvolge, fuori orario scolastico, tutte le scuole della città. È al coperto: 60 metri piani corsi veloci per decidere chi è la ragazza più veloce di Modena. Dopo una dozzina di edizioni la gara viene allargata anche ai ragazzi. Tutta la città partecipa, il territorio ha trovato una attività per tutte le “taglie”. Correre, saltare e lanciare, non esclude nessuno e nessuno fa panchina.
Mario Monsagrati (Modena Rugby)
“Criteri educativi e valori etici per buone sinergie tra sport e territorio”
L'associazionismo sportivo è una risorsa pubblica, che ha un particolare valore sociale e educativo. Infatti, non c'è solo l'attività sportiva in senso stretto. Spesso anche gli aspetti burocratico-gestionali hanno una notevole valenza formativa, se vengono vissuti e proposti come modi per coinvolgere, far partecipare e responsabilizzare i soggetti che ruotano intorno all'attività sportiva.
Nella nostra provincia (ad es. a Carpi, il “Progetto Family”) ci sono progetti avviati, i cui interlocutori sono da una parte gli atleti, ai quali sono offerte altre possibilità a parte quelle sportive, e dall'altra i genitori, ai quali si chiede un aiuto nella gestione dell'organizzazione sportiva, che presuppone la condivisione di una filosofia sportiva a misura di persona in crescita.
Altri progetti in essere propongono l'attività motoria e sportiva come momento fondamentale di integrazione tra ragazzi diversamente abili e normodotati.
Questi e altri progetti – come ad es. quelli che riguardano lo sport scolastico – richiedono una sinergia tra le società sportive, gli enti territoriali e le agenzie educative (famiglie, scuole, parrocchie, ecc.), per non snaturare lo sport giovanile, privandolo delle sue finalità sociali e educative.
Alberto Ganzerli (Pol. Nazareno-Carpi e Oratorio parrocchiale-Mirandola)
“Riflessioni teoriche e operative di sintesi”
Il paradosso: l'educatore sportivo parte sconfitto di fronte alle trasformazioni del mondo giovanile odierno, che vive come sfide a cui sente di non riuscire a rispondere in modo adeguato. Se ne può uscire puntando sull'idea di educazione come sviluppo delle capacità: motorie, relazionali, creative, analitico-riflessive. La questione dello sviluppo di capacità empatiche pone la domanda dell'ambiente sportivo: quale società sportiva intorno al giovane che fa sport?
I dilemmi classici (sport di squadra/individuale; avviamento/agonismo; praticanti/campioni) non perdono la loro importanza, ma oggi sono affiancati da altri interrogativi più urgenti: che rete sociale c'è intorno a un giovane sportivo? Quali sono i luoghi dello sport giovanile: solo palestre, piscine e campi di gioco? Quale è l'immagine a cui assomigliare oggi una società sportiva (scatola, azienda, market, ecc.)
La rete: la politica fatica a cambiare passo e a concepire lo sport non come uno spazio della società civile da co-finanziare, ma come un capitolo della partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica. Allargare il concetto di sport, comprendendo anche le attività motorie organizzate. Il ruolo degli enti di promozione sportiva: aiutare gli atleti e le società sportive a pensare che l'ente locale non è una vacca da mungere, ma una struttura che può reggere la vita pubblica, se in essa circolano valori etici e metodi educativi.
I luoghi: la cultura post-moderna ha infranto il culto del luogo. Come l'arte, anche lo sport deve uscire dai luoghi tradizionalmente deputati e invadere stabilmente piazze, parchi. Nel contempo i luoghi sportivi tradizionali devono riprogettarsi non come supermarket dell'offerta sportiva (“mordi e fuggi”), ma come spazi aperti dove sia possibile la relazione, l'interazione e la riflessione. Riscoprire il carattere ludico e non semplicemente agonistico dello sport: pone uno stacco – e perciò una presa di coscienza – rispetto alla realtà della vita quotidiana.
La società sportiva. Qualunque sia l'immagine che ci siamo fatti in questi anni delle società sportive, da esse si attende un cambiamento di modello da erogatrice di servizi a multipartecipazione: sperimenta al suo interno un nuovo modello di organizzazione pubblica, in cui tende a scomparire la distinzione tra agente e utente. Al suo posto si afferma la capacità di comporre insieme molteplici competenze nella realizzazione di un progetto educativo e sociale comune. Come le polisportive sono stati negli anni '70 le portabandiere del welfare emiliano, così una nuova società sportiva multipartecipata può diventare il portabandiera di un nuovo modello di sistema territoriale plurale e integrato, espressione di una società che si sforza di mettere al centro l'uomo, le sue relazioni e i suoi progetti.
Paolo Boschini (Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna) (Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna)