PATTO DI COMUNITÀ

presentato in occasione del convegno

DISABILITÀ E DIRITTI:UNA CITTÀ PER TUTTI E DI TUTTI.

SABATO 3 DICEMBRE 2016, FORMIGINE (MO)

 I sottoscrittori del presente patto sono tutti convinti che, nonostante i passi avanti registrati, sia sul piano delle politiche sociali e dei servizi, che su quello culturale, vi sia ancora molto da fare perché le disabilità entrino a pieno titolo nella sfera del diritto che regola la vita della comunità, in tutti i suoi ambiti e aspetti.

  Parliamo di disabilità al plurale perché vi sono tante disabilità, che richiedono risposte e interventi differenziati, ma tutti finalizzati ad un unico obiettivo e alla stessa finalità: quello di realizzare  le condizioni affinché le disabilità  non siano fattore di discriminazione, di emarginazione, di perdita o di messa in discussione, anche solo di una parte, dei diritti  di cittadinanza, così come, purtroppo, avviene ancora oggi.

  Partiamo dalla convinzione che un assetto complessivo della vita e dell’agire di una comunità a dimensione dei più “deboli” sia un assetto più rispondente alle esigenze di tutti, e, quindi, qualitativamente migliore per tutti.

Le associazioni e, in generale, il mondo del volontariato che, direttamente o indirettamente,  organizza e rappresenta gli interessi e i bisogni  dei portatori di disabilità, di qualsiasi natura e origine, e tutti coloro che a diverso titolo sono impegnati su questo versante, ritengono che il loro non sia un impegno o una battaglia per interessi e ragioni di parte, pur muovendo da diverse specificità, ma un impegno e una azione tesi a migliorare  la qualità della vita  e l’esercizio dei diritti per tutti i cittadini.

Le istituzioni, condividendo questo approccio culturale e questa visione della missione del mondo associativo, consapevoli del ruolo e della funzione che le stesse devono assolvere, quali strumenti e organi di governo delle comunità, si impegnano a far proprio questo progetto e a lavorare affinché la comunità sia sempre più una comunità “amica”, in cui tutti i soggetti sociali, anche se in modo diverso, siano posti nella condizioni di esercitare e di godere dei diritti  di cittadinanza.

L’assetto della comunità di oggi, in tutti i suoi aspetti, è tendenzialmente  pensato e realizzato secondo canoni propri di una società di sani e forti. Questo assetto va ripensato. E’ un approccio culturale che va capovolto.

Una scelta e un indirizzo che coinvolgono l’intera comunità nel suo complesso, dalle istituzioni alle forze sociali ed economiche, dai produttori di cultura e di formazione dei cittadini ai centri e strumenti di aggregazione, alle associazioni di volontariato operanti nel socio-sanitario e nell’organizzazione del tempo libero,  ai semplici cittadini in generale, e risultato di una chiara e netta scelta politica socio-culturale, che sappia anche rivedere l’uso e le finalità delle risorse.

Una scelta che investe una molteplicità di aree:

¨        L’assetto urbanistico, che va ripensato e ideato a misura dei più deboli, e che già in fase di progettazione deve prevedere la eliminazione delle barriere di qualsiasi natura, che impediscono al cittadino di muoversi  in libertà e sicurezza. 

¨        La viabilità e la mobilità delle persone. Questo implica una attenzione particolare a due aspetti:

-  individuazione e realizzazione di percorsi preferenziali e protetti

- sviluppo in tempi brevi del trasporto pubblico, con l’inserimento di mezzi attrezzati per favorire la mobilità di persone con difficoltà di carattere motorio.

¨        Il patrimonio abitativo: ripensare e rivedere i criteri di progettazione e approvazione dell’edilizia abitativa, sia per quanto concerne le ristrutturazioni e le riqualificazioni dell’esistente, sia,  soprattutto, per quanto concerne i nuovi progetti, sull’esempio di quanto attuato nelle zone terremotate.

¨        I servizi, le attività e le strutture commerciali: da pianificare e regolamentare nell’ottica di accessibilità estesa alle fasce più deboli.

¨        I servizi, le attività e le strutture sportive: da progettare e pianificare in un’ottica di massima apertura e accessibilità per i giovani portatori di disabilità, ma anche per il mondo degli adulti e degli anziani con necessità di recupero motorio e funzionale.

¨        I centri culturali e di aggregazione: che siano di facile fruibilità da parte di chi vive situazioni di difficoltà motorie, di necessità di socializzazione, di  solitudine, che spesso è l’anticamera di disabilità di ordine psicologico e comportamentale. Adeguati servizi di trasporto, curati sia dalle associazioni che dall’ente pubblico, possono determinare una maggiore fruibilità di questi servizi socio-culturali.

¨        I servizi, le attività e le strutture a sostegno delle persone disabili e delle famiglie: una attenzione particolare da parte della comunità, e delle istituzioni in primo luogo, va riservata, oltre che alle persone portatrici di disabilità, anche alle persone che di esse si prendono cura (i caregiver), alle famiglie in prima linea, valorizzandone il ruolo e riconoscendo nel concreto il loro preziosissimo operato, spesso carico di sofferenza e di stress psicofisico. 

¨        Il rapporto e la collaborazione fra le famiglie, le istituzioni e i servizi: da favorire e facilitare in ogni modo possibile, per arrivare a pensare e sperimentare forme nuove e diverse  per le situazioni di non autosufficienza

¨        Il presente e il futuro: l’approccio alla problematica delle disabilità non sia basato su sporadici interventi spot, che tengono conto solo della situazione o emergenza presente, ma sia frutto di una strategia di lungo termine, che sappia tenere conto di quelle disabilità che coinvolgono persone la cui situazione va oltre la presenza dei genitori e dei famigliari. Va data una risposta domanda: “che cosa succederà dopo di noi?”

Il principio guida si basa su partecipazione – consultazione – trasparenza - presenza   del mondo della disabilità e delle associazioni che la rappresentano, là dove si progettano e si decidono le scelte che determinano l’assetto complessivo della vita della comunità; comunità intesa come insieme di tante e diverse specificità, il cui assetto non è che il risultato delle scelte degli uomini e delle donne che la compongono e del peso che in essa ha ogni singola specificità.

Nonostante i passi avanti registrati nella maggiore attenzione da parte di tutti alla problematiche della disabilità, la situazione complessiva è ancora insoddisfacente; ciò vuol dire una cosa sola: è necessario lavorare, impegnarsi  affinché questo gap fra bisogni e diritti sia superato.

E’ quindi necessario che si apra una nuova stagione di partecipazione e di consultazione dei soggetti portatori dei bisogni e degli interessi delle diverse disabilità.

Le istituzioni e le associazioni coinvolte si impegnano a compiere una verifica sulla situazione  esistente in merito alle strutture oggi esistenti, ai centri di aggregazione sociale e culturale, alle strutture per attività sportive, nonché alle attività e ai progetti attualmente in essere, per definire una sorta di mappa dell’esistente e per definire un piano di intervento teso a rimuovere tutte le situazioni che limitano o impediscono l’uso di queste strutture e la fruizione di luoghi e momenti di fruizione dei servizi per i portatori di disabilità e per i loro famigliari.

L’obiettivo è quello di arrivare a dare vita ad una “comunità amica”, inclusiva, accogliente, obiettivo che può essere raggiunto con scelte innovative di politica sociale, che portino al superamento di ogni forma di “ghettizzazione” per i portatori di disabilità e delle loro famiglie, i quali non devono essere relegati a strutture e servizi “a parte”, ma essere pienamente integrati nella vita della comunità, in tutte le sue espressioni.

Per favorire questa scelta, è convinzione che tutti gli attori della vita comunitaria, cioè le istituzioni, i servizi, le associazioni di volontariato coinvolte, le imprese sociali, e tutti coloro che a diverso titolo e in diverso modo si prendono cura delle problematiche legate alle disabilità, collaborino, cioè lavorino insieme, per essere parte attiva là  dove si assumono le decisioni e si concepiscono progetti. Questo sarà il modo per attuare nel concreto i principi di partecipazione, consultazione, trasparenza, che stanno alla base degli statuti di ogni ente, e che sono riconosciuti anche dalla legislazione vigente.

I promotori di questo patto di comunità si impegnano a promuovere un percorso partecipato che porti a redigere una carta dei diritti di comunità dei portatori delle diverse disabilità che fissi diritti e doveri da parte dei diversi soggetti.